Se vi ritenete degli esperti di fantascienza, questa lista potrebbe farvi scoprire qualcosa che non sapete. Nel cinema sci-fi, così come negli altri generi, esistono una quantità di film che, per una ragione o per l’altra, sono stati accolti severamente dalla critica e dal pubblico ma che, nonostante un inizio disastroso, sono riusciti a superare la prova del tempo e diventare dei cult. In particolare, il numero 4 vi sorprenderà.
Salve gente e ben ritrovati su OurSciFi. Oggi sottopongo alla vostra attenzione cinque film di fantascienza sottovalutati che forse non avete ancora visto ma che vi consiglio di vedere al più presto.
Cominciamo con il più controverso di tutti: Plan 9 from Outer Space o, se volete, Piano nove dall’Interspazio. Forse ne avrete sentito parlare come il peggior film di tutti i tempi e forse è proprio per questo impietoso appellativo che alla fine è diventato un cult della fantascienza.
Il film nasce dall’estro di Edward Wood, additato anch’egli come peggior regista di tutti i tempi ma abbastanza visionario da essersi conquistato la stima postuma di Tim Burton. Quest’ultimo ha voluto ricordare l’interessante vita hollywoodiana di Wood immortalandola nel bellissimo film del 94 dal titolo “Ed Wood”, dove viene raccontata la storia di questo scalcinato regista che culmina nella realizzazione del suo “capolavoro”: Plan 9 from outer space.
Il film è effettivamente orrendo sotto ogni punto di vista tecnico. La trama è ad essere buoni sconclusionata, la recitazione non credo neanche possa essere definita tale, i dialoghi sembrano scritti da qualcuno sotto l’effetto di sostanze psicotrope e gli effetti speciali sono amatoriali anche per l’epoca. Famosa la scena del disco volante in fiamme che sfreccia nella notte sopra Los Angeles.
Ma non è tutta cacca quello che puzza. Dal film traspare l’amore di Ed per il cinema. Un amore che lo ha spronato ad andare avanti nonostante i suoi lavori venissero sistematicamente schifati o spesso anche ignorati dalla critica. Plan 9 è stato girato in un settimana scarsa, con un budget ridicolo di circa sessentamila dollari, ma è riuscito, nonostante tutto, ad essere un precursore del filone degli horror fantascientifici incluso, passatemi l’ipersalto, Alien.
Nel cast appaiono personaggi leggendari appartenenti alla vecchia scuola dell’horror come Bela Lugosi, Tor Johnson e Vampira ossia Maila Nurmi. Johnson ci regala una performance da caratterista che è tanto poco credibile quanto grottesca. Vampira non apre bocca per tutta la pellicola inquanto si rifiuta di dar voce a dialoghi tanto stupidi e Bela Lugosi in realtà era già morto quando a Wood venne l’idea di Plan 9. Le apparizioni del Dracula ungherese, infatti, sono spezzoni di un precedente film mai finito dal titolo “The Ghoul Goes West” che qualcuno ha tradotto come Il vampiro corre nel West.
Successivamente alla morte di Lugosi, Wood ha usato le poche riprese fatte con l’attore vestito da vampiro davanti a casa sua (e senza alcuna sceneggiatura tra l’altro) e le ha montate in Plan 9 insieme ad altri filmati di repertorio. Ed ha poi usato il chiropratico di sua moglie come controfigura di Lugosi (anche se non gli somigliava per niente).
Passiamo adesso ad un cult fra i cult: Flash Gordon, film del 1980 tratto dall’omonimo fumetto di fantascienza.
Se la pellicola fosse una persona, sarebbe Jack Black: certo non incarna gli standard di bellezza della società ma ha un fascino irresistibile.
Essendo una produzione di Dino De Laurentiis, il film di Flash Gordon tradisce un carattere decisamente italiano, con un’enorme cura posta nei costumi, nelle scenografie e nei personaggi e un po’ meno attenzione e budget dedicati agli effetti speciali. Addirittura, prima del subentro di Mike Hodges alla regia, per dirigere l’opera era stato considerato nientemeno che Federico Fellini, cosa avvalorata dal nome del nano da compagnia della principessa Aura, che si chiama, appunto, Fellini.
Un clima artistico di questo tipo possiamo ritrovarlo anche nel Dune di Lynch, film prodotto anch’esso da De Laurentiis di cui abbiamo già parlato nel relativo video, che vi consiglio caldamente di guardare. E già che ci siete iscrivetevi anche al canale attivando la campanella.
Rispetto a Dune, Flash Gordon rimane più fedele alla trama del fumetto, e qui direte: grazie al cazzo dato che è incredibilmente più semplice come trama, e ci sta, ma la resa dei personaggi e dell’ambientazione, soprattutto il crudele imperatore Ming e lo spietato universo che domina, è davvero ben riuscita e meritevole di molteplici lodi.
Forse un po’ meno ispirato il ruolo del protagonista, il Flash Gordon interpretato da Sam Jones, candidato al premio come peggior attore protagonista e caduto nel dimenticatoio dopo questa figura barbina.
Anche nel film si legge il clima sinofobico del fumetto, dettato dalla concezione del cosiddetto “pericolo giallo” che era molto in voga agli inizi del novecento. Ming riesce a combinare le peggiori paure associate dall’occidente alle culture ed ai popoli asiatici con le più temute distopie nostrane come il nazismo.
Anche Flash Gordon è stato un film estremamente importante nel panorama fantascientifico del ventesimo secolo. Per dirne una, è stato uno dei precursori dei film supereroistici tratti da fumetti e infatti vediamo nella sigla iniziale di Flash Gordon una chiara ispirazione per quella usata poi dalla Marvel. Ricordiamoci poi che George Lucas realizzò Star Wars tre anni prima solo perché non era riuscito ad ottenere i diritti di Flash Gordon da De Laurentiis.
L’omaggio creativo gli è però stato restituito con il personaggio di Klytus, non presente nel fumetto e braccio destro di Ming nel film, che con la sua maschera metallica è un chiaro tentativo di Darthvadizzare la faccenda.
Strizzando l’occhio a Barbarella, altro cult fantascientifico prodotto da De Laurentiis, anche Flash Gordon è pregno di sensualità e situazioni molto kinky.
Ma l’aspetto che più ha contribuito ad incastonare Flash Gordon nell’olimpo dei cult è a mio parere la ganzissima colonna sonora originale che porta la firma di uno dei gruppi rock più influenti della storia: i Queen. E poi c’è Ornella Muti. Se non l’avete ancora visto siete fortunati, perché potete vederlo adesso!
Se invece vi piace Star Trek allora vi piacerà anche il terzo film della nostra classifica, ossia Galaxy Quest: una intelligente e profonda commedia ispirata a Star Trek e alla sua fanbase, ma che tocca le corde di tutti gli appassionati di fantascienza.
Per la verità, questo film non ha avuto un inizio difficile come le altre pellicole citate in questa top five, ma ancora oggi, nonostante un cult per molti, rimane relativamente poco conosciuto.
Galaxy Quest segue le avventure di alcuni attori famosi per aver recitato nella fittizia e omonima serie TV cult di fantascienza. Mentre partecipavano ad una convention gremita di fans nerd sfegatati, dei veri alieni, che avevano captato la trasmissione della serie tv e la avevano interpretata come documento storico, arruolano gli attori per combattere una vera battaglia spaziale.
La commedia basata sull’equivoco non è esattamente una novità, ma non è quello il punto di forza del film. Le citazioni ai classici di fantascienza sono molteplici. A parte l’ovvio parallelismo con Star Trek, di cui ha previsto la crescita del fenomeno delle convention e della comunità dei fans, si notano anche ispirazioni da Barbarella, che abbiamo già citato più volte, ma troviamo anche tributi a Westworld, ultimatum alla terra e Event Horizon.
Nel cast non ci sono habitué della fantascienza, tranne Sigourney Weaver, che vi ricorderete per via di Alien. Il film soffrì di una malfatta campagna pubblicitaria da parte della Dreamworks, che, secondo il cast, limitò di parecchio il successo della pellicola.
Nonostante sia una parodia di Star Trek, il film ne mantiene lo spirito ed i principi (certamente meglio di Star Trek Discovery), tanto che alcuni fan sono arrivati ad inserirlo nel novero dei film di Star Trek.
Quali altre opere hanno preso ispirazione da Galaxy Quest? A me vengono in mente Wormhole X-Treme!, la simpaticissima puntata di Stargate SG1 dove la squadra si imbatte in una serie TV sospettosamente fedele alle procedure della Cheyenne Mountain e la più recente The Orville, bellissima serie TV creata da Seth McFarlane, di cui abbiamo già parlato qui su OurSciFi, e che riesce anch’essa a parlarci come ci parlava Star Trek ma facendoci ridere al contempo.
Parlando di film che hanno ispirato altri film, passiamo al quarto cult di oggi: Strange Days.
Si tratta di un gioiellino della fantascienza millenarista, ambientato in un mondo dove una tecnologia nota come SQUID permette di registrare le percezioni di una persona e permettere ad altri di rivivere quegli eventi nella comodità della loro poltrona preferita.
La narrazione si svolge a Los Angeles durante gli ultimi giorni prima del capodanno del 2000 e credetemi quando vi dico che guardandolo nel 2021, si percepisce ancora il senso di incombenza, di decadenza, di trovarsi sul ciglio di un burrone che il film vuole trasmettere.
Lo stile è quello del cyberpunk, e, già dalla prima sequenza ci accorgiamo che la successiva icona della fantascienza “Matrix” ha preso ispirazione anche da Strange Days. Questo non solo per i riferimenti visivi ma anche per l’ovvia analogia di vivere in una confortante realtà virtuale mentre il mondo reale, cupo e distopico, ci scorre intorno minaccioso.
Il protagonista, Nero (che poi Nero, Neo, vabbè) è un ex agente di polizia che ora traffica ricordi sottobanco. Contrariamente a quanto farebbe un bravo spacciatore, Nero indulge nell’utilizzo della sua merce, nello specifico assapora i caldi ricordi della sua ex-ragazza Faith, che lo ha lasciato per il proprietario di un’etichetta discografica.
Forse qui c’è il doppio senso: Nero che ha perso la sua Faith. Faith vuol dire fede in inglese, quindi, magari, simboleggia la perdita della retta via da parte del protagonista.
Il concetto di aver perso la fede è importante nel film, ma non necessariamente visto in chiave religiosa. Sappiamo che la storia è profondamente influenzata dalle rivolte di L.A. del 1992, a seguito del pestaggio del tassista Rodney King da parte della polizia, che fece esplodere le tensioni fra la comunità afroamericana e il dipartimento di polizia. Si tratterebbe, quindi, di perdere la fede nelle istituzioni. Inutile dire che si tratta di temi ancora molto attuali.
Comunque, Strange Days non è stato capito subito e ci ha messo parecchio per diventare un cult. All’inizio è stato anche accusato di essere un film maschilista a causa della violenza presente in esso, ma oltre a non essere vere, queste critiche rimangono singolari dato che la regia del film è di Kathryn Bigelow.
Tecnicamente il film ha posto diverse sfide che sono state ingegnosamente superate. Una delle maggiori fu rappresentata dalla necessità di ottenere riprese in soggettiva per le sequenze delle memorie registrate. Fu sviluppata una cinepresa abbastanza piccola da poter essere fissata su uno stabilizzatore e indossata dall’attore barra operatore.
Ma ora passiamo all’ultimo film della lista e anche il mio preferito fra quelli visti finora: Gattaca.
Si tratta di un film profondo, che critica alcuni aspetti della nostra società ma lo fa in maniera molto sottile, per metafore ed allegorie. Forse i contenuti complessi e non certo accessibili ad una visione distratta sono stati la principale causa della tiepida ricezione iniziale di questa pellicola. Gattaca rappresenta il debutto del regista Neozelandese Andrew Niccol , che oltre a dirigere ha scritto anche la sceneggiatura.
Sarà una mia impressione, ma i lavori di registi debuttanti trasudano spesso un impegno ed una integrità artistica maggiore dei lavori di registi più scafati. Un altro esempio di ciò è il Transcendence di Wally Pfister.
Nel mondo di Gattaca, in un futuro non lontano, la società beneficia di una tecnica capace di eliminare completamente ogni difetto congenito nei bambini nati sotto l’egida dell’ingegneria genetica. Questo nuovo paradigma finisce per rendere “obsoleti” i nati alla vecchia maniera.
Da qui, il film esplora tutta una serie di concetti forieri di intriganti riflessioni seguendo la vita del protagonista, un nato senza ingegneria genetica, con un sogno che la società sembra decisa a negargli: andare su Titano, la luna di Saturno.
Una meta molto ambita nella fantascienza, ma non la vera meta del nostro viaggio in Gattaca. Quello che raggiungeremo sarà la consapevolezza che la perfezione è un concetto tutt’altro che univoco e non certo da affrontare in modo semplicistico. Nonostante abbiamo imparato a riconoscere gli orrori dell’eugenetica, del razzismo e del classismo quando ci si presentano in una certa forma, questo capolavoro ci suggerisce che altre forme di queste degeneri ideologie potrebbero annidarsi anche laddove non ce lo aspetteremmo.
Questo film affronta temi così importanti che ritengo doveroso affrontarli con più calma in un prossimo video dedicato interamente a Gattaca, e se non volete perderlo, vi esorto ad iscrivervi al canale e ad attivare la campanella.
Li avevate visti tutti questi film? Fatemelo sapere nei commenti e ditemi un po’ se volete aggiungere qualche titolo a questa lista. Venitemi anche a trovare sul gruppo facebook e su Instagram.